Domenica 14 Maggio ricorre la festa della mamma, ma come stanno le mamme nel mondo?
1. TROPPE MAMME CONTINUANO A NON SOPRAVVIVERE AL PARTO
Cosa ci può essere di più terribile di una mamma che perde la vita mentre sta dando alla luce il suo bebè? Dagli ultimi dati che ci vengono forniti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità sappiamo che nel 2017 sono state circa 300.000 le donne decedute per cause legate alla gravidanza, oltre 800 donne al giorno.
Di queste, 200.000 provenivano dall’Africa Sub-Sahariana, 57.000 dal Sud-Est Asiatico, e le restanti dalle altre regioni del mondo.
Attualmente, per ogni nascita, una donna in Nigeria ha più di 200 volte la probabilità di morire durante la gravidanza o il parto rispetto a una donna in Svezia.
Oggi la regione con la più bassa mortalità materna è l’Unione Europea, dove muoiono 8 donne ogni 100.000 nati vivi. Nel mondo di oggi, dove 140 milioni di donne partoriscono ogni anno, se tutti i Paesi avessero questo livello di mortalità materna, ne morirebbero 11.000. Se riuscissimo a far sì che le morti materne fossero rare come nei Paesi più ricchi del mondo, potremmo salvare quasi 300.000 madri ogni anno.
2. LE MAMME NON SONO RICONOSCIUTE PER TUTTO IL LAVORO CHE SVOLGONO
Le donne svolgono più lavoro non retribuito degli uomini. Un rapporto del 2019 dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro lo dice senza mezzi termini: “In tutto il mondo, senza eccezioni, le donne svolgono più del 75% delle ore totali di lavoro di cura non retribuito fornite. Le donne dedicano in media 3,2 volte più tempo degli uomini al lavoro di cura non retribuito. Non esiste un Paese in cui donne e uomini svolgano una quota uguale di lavoro di cura non retribuito. Di conseguenza, le donne sono costantemente povere di tempo, il che limita la loro partecipazione al mercato del lavoro“.
A livello globale, nelle famiglie con bambini piccoli, le donne dedicano più tempo al lavoro di cura non retribuito. Nel 2018, le madri di bambini di 5 anni e meno hanno registrato i tassi di occupazione più bassi (47,6%) rispetto ai padri (87,9%), ai non padri (78,2%) e alle non madri (54,4%).
Una ragione importante di questa disparità è la disuguaglianza di genere in generale. Secondo l’ILO, il valore del lavoro di cura non retribuito delle donne rappresenta il 6,6% del PIL globale, pari a 8.000 miliardi di dollari, mentre per gli uomini rappresenta il 2,4% del PIL globale, pari a 3.000 miliardi di dollari.
3. NEI MOMENTI DI CRISI, LE MAMME SONO ANCORA PIÙ FRAGILI
Non sorprende che tutto sia più difficile in contesti di crisi, economica, sociale, o per via di un conflitto.
Numerosi studi confermano il peggioramento della condizione materna a seguito della pandemia da Covid-19, l’impossibilità di far fronte alla cura dei propri figli da parte di madri sole che si sono ritrovate ad affrontare un periodo di gravissima difficoltà, indipendentemente dalla provenienza geografica!
Ciò peggiora ulteriormente se pensiamo alle zone di guerra, dove alle donne è impedito l’accesso ai servizi di pianificazione familiare, contraccezione, e dove spesso esse diventano vittime di violenza ed abusi. Secondo un rapporto delle Nazioni Unite, nello Yemen una donna muore di parto ogni due ore. Nel Tigray, in Etiopia, circa 120.000 donne in gravidanza e in allattamento sono malnutrite. In Afghanistan, entro il 2025, si verificheranno circa 4,8 milioni di gravidanze indesiderate a causa delle interruzioni del sistema sanitario e della disuguaglianza di genere.
L’IMPEGNO DI ALEIMAR A FAVORE DELLE MAMME, IN ITALIA E NEL MONDO!
Da sempre nei nostri progetti promuoviamo attività ed interventi che vadano anche a beneficio delle mamme, oltre che dei bambini.
- Siamo in prima linea per garantire assistenza medico-sanitaria e combattere l’elevata mortalità materna durante il periodo della gravidanza ed il parto nei paesi dove non esistono cure adeguate, come in Benin.
- Organizziamo interventi, percorsi di sensibilizzazione e accompagnamento per le mamme del territorio, in Italia.
- Restiamo al fianco delle mamme per assicurare un’opportunità di formazione professionale, e dunque ottenere indipendenza economica nei paesi dove alle donne non è facilitato l’accesso al lavoro, come in India.