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Ecco le ultime notizie dai nostri referenti locali del Brasile:

“Il 2021, nello Stato di Amazonas, è iniziato con oltre 210mila casi del nuovo coronavirus (SARS-Cov-2); si sta affrontando la seconda ondata di COVID-19, che ha causato il crollo del sistema sanitario, con tantissimi casi di contagi. La variante del nuovo coronavirus è stata trovata in alcuni pazienti giapponesi ed ha la sua origine nello Stato di Amazonas.  Secondo i ricercatori (è ancora presto per dirlo con certezza), le mutazioni riscontrate potrebbero significare che questo nuovo ceppo ha una velocità di trasmissione molto più potente, dato l’aumento repentino di nuovi casi riscontrati a Manaus.

I dati indicano che la nuova variante è presente su tutto il territorio nazionale, ma è più frequente nello Stato di Amazonas. In questa situazione, la città di Manaus inizia questo mese di gennaio con una nuova ondata di vittime per Covid19 che ha portato al crollo del sistema sanitario e funerario della città. Il numero dei ricoveri per Covid è aumentato ad una velocità impressionante tanto che gli ospedali di Manaus si trovano attualmente senza scorte di ossigeno di cui necessitano molti pazienti in gravi condizioni i quali, proprio a causa di questa grave situazione, sono deceduti in breve tempo. Le celle frigorifere sono state nuovamente utilizzate nella capitale come deposito dei corpi negli ospedali, in attesa di luoghi per la sepoltura.

L’aumento repentino della pandemia si è verificato dopo le festività natalizie. Sebbene nella settimana di Natale / Capodanno, il governatore Wilson Lima abbia annunciato la chiusura del commercio non essenziale per 15 giorni, centinaia di persone sono scese in piazza per protestare contro la decisione presa. Di fronte alla protesta il governatore ha fatto un passo indietro ed ha ordinato di nuovo l’apertura dei negozi, aggravando ulteriormente la pandemia. L’esplosione di casi e di decessi a causa del mancato rispetto delle regole di sicurezza ordinate, è stata segnalata anche dal Dipartimento della Sanità municipale di Manaus. Un altro fattore che ha contribuito ad aumentare rapidamente il tasso dei contagi è stato il periodo elettorale di novembre, programmato dal municipio di Manaus e dal consiglio comunale.

Solo dal 4 di gennaio, dopo le decisioni del Tribunale di Stato, il governatore dello Stato di Amazonas ha decretato drasticamente, vista la gravità della situazione, un periodo di 15 giorni (con possibilità di aumento) di lock-down totale, tranne per i negozi di prima necessità.

Prima della seconda ondata di covid-19, la Capitale aveva già dichiarato un nuovo stato di emergenza, tuttavia sia il Comune, che la Confederazione, non avevano risposto alle indicazioni fornite dagli infettivologi e dai medici. Molti medici e virologi hanno rilasciato diverse interviste sui vari quotidiani, in cui affermano che se non ci fosse stato tutto questo menefreghismo e questa totale noncuranza da parte della popolazione, la situazione sarebbe stata sicuramente meno drammatica.

Oggi paghiamo il prezzo di molti eventi non autorizzati ed assembramenti, soprattutto durante le numerose feste di fine anno. Il 12 gennaio medici e ricercatori hanno denunciato la mancanza di ossigeno nella rete ospedaliera della capitale, tuttavia si è osservata anche tanta irresponsabilità da parte delle autorità a livello Federale, Statale e Comunale, e non è stato possibile evitare i tanti decessi avuti in una sola settimana. Gli operatori sanitari degli ospedali della città di Manaus, hanno riferito che, in molti casi, i medici hanno cercato di mantenere in vita i pazienti mediante la ventilazione meccanica, ma molti, purtroppo, sono morti per soffocamento. La disperazione di molte famiglie é stata proprio quella di veder morire una persona cara davanti ai propri occhi, senza poter fare nulla.

E’ come vedersi in guerra e non avere un’arma per combattere o difendersi”, questo dicono i tanti medici che combattono in prima linea e che spesso piangono e si disperano per non disporre del materiale necessario ad aiutare i propri pazienti.

Il tasso di persone che non dispongono di cure ospedaliere adeguate, è davvero molto alto; i medici denunciano la mancanza di letti, e sono costretti a lasciare morire i propri pazienti a casa, senza poterli seguire e curare adeguatamente. Il grosso problema a Manaus (secondo una ricercatrice dell’Università di San Paolo), è proprio la mancanza di ospedali e letti di terapia intensiva, senza contare il problema della mancanza ossigeno, fondamentale per combattere il virus.

Il collasso del sistema sanitario, purtroppo, non riguarda esclusivamente Manaus. La situazione caotica che prevale nella capitale si sta diffondendo in tutta la regione e anche nei paesi interni dell’Amazzonia. Qui mancano ospedali, dottori e infermieri e soprattutto manca l’ossigeno. Le famiglie hanno già dovuto improvvisare terapie intensive (spesso aiutate dagli shamani locali) per curare i loro pazienti. Anche nelle città del Pará, stato ai confini dell’Amazzonia, si verificano le stesse problematiche, senza alcuna possibilità di miglioramento.

Purtroppo la mancanza di aiuti del Governo Federale e del Governo Statale e Municipale, hanno dimostrato quanto abbiamo bisogno di rappresentanti che abbiano a cuore il bene della popolazione e la salute pubblica. Quello che stiamo vivendo in Brasile è una totale mancanza di rispetto e di umanità verso tutti i cittadini brasiliani. Lo scenario nazionale della pandemia sarebbe diverso se il governo avesse ascoltato la scienza e se il presidente della Repubblica, Jair Bolsonaro, avesse assunto il suo ruolo in questo momento, cioè quello guidare il Brasile nell’ affrontare la pandemia coordinando le azioni di Stati e Comuni. Se avesse riconosciuto l’importanza del Sistema Sanitario Unificato, forse oggi non saremmo in una situazione così grave, in cui ci troviamo disarmati ed impotenti, senza alcun aiuto di fronte a questa terribile pandemia.

Proprio in questi giorni sto lavorando per raccogliere le prossime notizie dei bambini e delle famiglie che sosteniamo. Abbiamo sicuramente qualche problema nell’incontrare le famiglie, un po’ perché alcune sono fuori Manaus, altre perché sono in quarantena e non possiamo recarci da loro o avere contatti, anche per nostra precauzione. Comunque in generale le nostre famiglie e i nostri bambini stanno bene, tranne Fernanda (Progetto Alvorada) che è stata ricoverata per essere stata nuovamente contagiata, ma fortunatamente è già a casa. Anche la sorellina Vivan era molto debole a causa della contaminazione virale, tuttavia anche lei ora è tornata a casa e sta seguendo le cure che l’ospedale le ha dato. Fino ad ora, fortunatamente, nessun altro dei bambini e ragazzi che sosteniamo è stato male.

Al momento anche noi stiamo bene, ma il nostro cuore è molto triste per tutta la situazione che stiamo vivendo qui nella città di Manaus. Neuza (Presidente di Aleimar Brasile) è risultata nuovamente positiva, e al momento è in isolamento a casa. La signora Graciete (tesoriera del gruppo Aleimar Brasile), attualmente è ricoverata, contagiata per la seconda volta; ha contratto una polmonite ma i suoi famigliari ci hanno informato che sta reagendo bene alle cure e il suo miglioramento è molto positivo.”